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La fase di diagnosi energetica, detta audit energetico, rappresenta un procedimento metodico per analizzare le modalità con le quali all’interno di una infrastruttura, di un complesso di edifici o di un singolo edificio sono gestite le risorse energetiche disponibili.
Le opportunità di riuscire a determinare le maggiori criticità sia nel sottosistema impiantistico che strutturale e in base a queste indicare le azioni per ottimizzare le prestazioni energetiche di quanto indagato rappresenta l’elemento distintivo dell’audit di dettaglio.
Esiste una procedura pressoché uniformata che regola lo stadio di analisi ed indagine fissandone almeno le sue fasi essenziali. Tuttavia, all’interno di tale procedura le interpretazioni spesso dettate dalle caratteristiche dell’insieme studiato, fanno si che i risultati attesi possono in qualche modo differire. Fattore quest’ultimo che potrebbe incidere su scelte non convenienti da effettuare nella successiva fase delle proposte tecniche per le azioni di retrofit energetico.
I livelli di dettaglio ed approfondimento di un audit possono essere diversi, anche in funzione della disponibilità di dati e della facilità con cui essi possono essere acquisiti (dati in forma più o meno aggregata) e di osservazioni strumentali. Inoltre, a livello di indagini, mancano protocolli standardizzati di valutazione e pertanto i risultati finali possono differire da un caso all’altro disattendendo il criterio di replicabilità e confrontabilità delle valutazioni. All’interno di procedure per lo più normate a livello comunitario esistono ancora troppe variabili per le quali sarebbe opportuno emanare delle linee guida adeguate a diverse scale di dettaglio.
La diagnosi energetica è infatti un documento con i crismi della ufficialità, al pari di un attestato di certificazione energetica per gli edifici.
Sarebbe auspicabile che con l’emanazione di regole che stabiliscano metodologie e tecniche da impiegare per un audit energetico, tale procedura non rimanga relegata ad un puro atto superficiale ed obbligatorio per forma in alcune procedure. Non un solito atto burocratico che va fatto senza conoscerne l’utilità ma piuttosto un importante passaggio dal quale trarre preziose informazioni sullo stato di efficienza energetica dal quale emergono spontaneamente chiare indicazioni circa le operazioni di riqualificazione energetica. Solo una procedura corretta può fornirci ciò che sta nelle finalità dell’audit.
La procedura di diagnosi energetica appare infatti come uno strumento insostituibile e solo per il tramite di esso si riesce a promuovere e valutare scelte progettuali che portano al reale incremento delle performance energetiche con investimenti mirati e soprattutto verso la reale sostenibilità energetica con conseguente riduzione delle emissioni. Iniziando a parlare di Green Energy Audit.
Pretendere regole certe e professionalità da chi la esegue è l’unica strada per non reiterare quanto è già accaduto con la legge sulla certificazione energetica degli edifici.
Ad oggi, alcuni professionisti che si sono improvvisati tali nel settore energetico ed impiantistico continuano a confondere addirittura audit energetico con certificazione energetica. Due procedure profondamente diverse e con finalità differenti.
Perseguire i contenuti di un atteso quadro legislativo e normativo significherà valorizzare il vero obiettivo di “sostenibilità” dell’audit energetico, valorizzando i molti professionisti seriamente formati e preparati e che attualmente devono subire la concorrenza sleale di chi offre presunte professionalità sotto costo e non all’altezza delle aspettative.
Bisogna insistere in tale direzione per far comprendere all’utenza la differenza tra la diagnosi improvvisata e la diagnosi “sostenibile”, sia a vantaggio dei professionisti che dell’ambiente.
A cura di:
Arch. Salvatore Pitruzzella Ph.d.
Docente a contratto presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo.
e-mail: s.pitruzzella@unipa.it