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E’ possibile realizzare impianti di condizionamento dell’aria mediante ventilazione meccanica controllata? Ecco la risposta a una domanda di un lettore:
Sto progettando un sistema di ventilazione meccanica controllata per un’abitazione di 90 mq, giacchè la ritengo un buon sistema per condizionare l’aria interna e anche un impianto versatile pensando che dopo installato potrei cambiare completamente la distribuzione spaziale della casa.
Ho già visto delle macchine col sistema Lossnay. Che ne pensi? Si potrebbe raggiungere un buon comfort termo-igrometrico o si dovrebbe aggiungere un climatizzatore?
Generalmente i sistemi VMC (ventilazione meccanica controllata) vengono usati per il trattamento dell’aria e non per realizzare impianti di condizionamento.
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Condizionare l’aria secondo gli standard impiantistici che si rifanno anche in Europa al modello americano seguendo le normative ASTM-ASHRAE, le quali attraverso i diagrammi psicrometrici consentono di determinare in via analitica le condizioni di equilibrio tra le grandezze operative ambientali (temperatura-umidità), significa lavorare su parametri ben specifici che possono definire le sensazioni di comfort e/o discomfort.
I sistemi VMC hanno come scopo fondamentale di consentire, attraverso i recuperi di calore con scambiatori a flusso incrociato (a elevata efficienza) a sezione rettangolare o addirittura esagonale, parte del calore ambientale che attraverso il consueto rinnovo dell’aria previsto per legge e sulla base di 0.5 vol/h (norma UNI 10339) andrebbe diversamente disperso.
In buona sostanza il sistema di ventilazione meccanica controllata, prevedendo un condotto di aspirazione di aria dall’esterno e un condotto di espulsione di aria dall’interno, attraverso un recuperatore, consente di “recuperare parte del calore sensibile” che in altre circostanza andrebbe perduto. Generalmente questi scambiatori, costituiti da n. 2 ventilatori con pressioni statiche ben definite e prevalenze legate alla portata massica d’aria in ambiente (400-800 mc/h), sono in grado di far risparmiare all’utente finale una buona parte di energia.
Da dire però che l’applicazione di sistemi di tal tipo che impiegano canalizzazione a sezione circolare e/o ovale, sono particolarmente indicati per abitazioni dalla classe energetica discreta. Non vanno bene per le abitazioni “energivore” nelle quali limitare le perdite termiche per rinnovo d’aria fresca risulterebbe ben poca cosa di fronte alle perdite termiche causate dalle frontiere scambiati a basse prestazioni termiche e igrometriche (involucro edilizio scarsamente isolato e infiltrazioni d’aria elevate). Il semplice recupero di calore con tali sistemi può dare interessanti risultati.
In altri contesti, l’accoppiamento a pompe di calore o a sistemi VRV (sistemi a volume di refrigerante variabile)/VRF (sistemi a flusso di refrigerante variabile) consente, a partire dalle condizioni al contorno di progetto per temperatura e umidità, di raccogliere anche maggiori soddisfazioni dal punto di vista del bilancio energetico globale.
I recuperatori entalpici come quello da lei menzionato hanno efficienze in linea con quelle di altri prodotti come Nilan, Zehnder, Daikin, ecc. Il recupero dell’aria attraverso questi sistemi, se non accoppiati a delle macchine elettriche, non diventa sostitutivo del sistema di produzione del calore o del calore a bassa entalpia, ma generalmente deve essere accoppiato a un altrettanto impianto aeraulico di produzione.
In buona sostanza, i sistemi VMC, alla luce delle loro prestazioni, possono dare una mano al dimensionamento della macchina per il trattamento dell’aria riducendone la potenza termica di picco anche del 30% (dipendentemente dall’efficienza del recuperatore di calore inserito nel sistema VMC).
Gli impianti aeraulici accoppiati a sistemi VRV hanno maggiori prestazioni, grazie ai quali la portata d’aria in ambiente subisce miscelazione per mezzo di termistori VOC inseriti in uscita dal recuperatore di calore, aventi lo scopo di miscelare la temperatura dell’aria espulsa con quella di immissione, nella corretta portata e adeguata temperatura.
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A cura di Ing. Gennaro Vietri
Photo credit: fortes
Buongiorno, con sistemi di questo tipo non sottovaluterei i problemi di natura igienico sanitari derivanti dalla carta umida e da quello che può proliferare in essa.
Bisogna considerare anche la latitudine in cui viene installata. Due valutazioni sul diagramma psicrometrico possono facilmente far propendere per un semplice recuperatore statico sul solo sensibile. A maggior ragione se si considerano i costi di manutenzione di un sistema a “carta” che sicuramente avrà necessità di essere sostituita di tanto in tanto.
Va inoltre considerata l’energia spesa per la ventilazione a seguito di una maggiore perdita di carico del sistema, che su piccole portate può essere considerevole.
Mi permetto di dare un mio piccolo contributo tratto come al solito dall’esperienza diretta sul campo.
Ing. Vietri giustamente pone l’accento sulla qualità energetica del fabbricato. Il futuro è negli edifici a consumo quasi zero (vedasi direttiva europea ecc.). Tali edifici dovranno avere fabbisogni annui intorno a 5 kWh/mq.
È ovvio che le perdite per ventilazione degli ambienti divengono una quota molto importante (da testi molto autorevoli le stesse sono fissate intorno ai 20 – 30 kWh/mq annui) del bilancio complessivo e pertanto non si potrà prescindere dall’utilizzo di sistemi di ventilazione meccanica controllata.
Ma allora si chiede il lettore perché non farla diventare l’unico sistema di controllo termico dell’edificio?
A mio parere ha ragione L’ing. Vietri nel sostenere che è necessario comunque un sistema a pompe di calore o VRV /VRF. Avremo però sistemi con richieste di potenza piccolissime e spesso necessariamente sovradimensionati perché sul mercato è difficile reperire impianti con tali piccole potenze.
Come al solito mi permetto di saltare la teoria e scrivere due righe di consigli pratici (le indicazioni sono per una unità immobiliare residenziale compresa tra i 250 ed i 750 metri cubi riscaldati):
1. dotare la VMC di preriscaldamento geotermico (attivo o passivo); con un po’ di esperienza si può contenerne il costo a livelli minimi
2. integrate il sistema con un sistema a pannelli solari termici con adeguati accumuli che forniscano l’A.C.S., ma anche un’integrazione termica invernale
3. installare una pompa di calore che gestisca sia l’integrazione eventuale di A.C.S. che un paio di unità fan-coil per le integrazioni necessarie per eventuali comportamenti “energivori” non evitabili (l’apertura dei finestroni a capodanno per festeggiare o le finestre aperte a ferragosto per la festa con gli amici). Tale integrazione inoltre permetterà una termoregolazione estiva più che sufficiente per le normali esigenze abitative.
Come sempre prima di scrivere, verifico sul campo, e un tale sistema è in funzione da un anno e mezzo nella collina del nord lazio in un’abitazione isolata di circa 650 mc che consuma effettivamente in un anno per illuminazione, cottura cibi, acqua calda sanitaria e riscaldamento/raffrescamento circa 3000 kWh, peraltro coperto da un impianto fotovoltaico da 2,5 kWp. L’isolamento dell’edificio non è neppure quello previsto per le case passive (EPi = 19 kWh/mqa).
Un solo consiglio finale: per ottenere buoni risultati occorre un’ottima progettazione impiantistica, una dettagliatissima progettazione architettonica esecutiva e una direzione lavori espertissima, severa e presente sempre e dovunque. Altrimenti il fallimento è dietro l’angolo.
Ing. Cesare Buonfigli
Interessante. La domanda si pone se parliamo di mero impianto VMC mentre oggi spesso le ditte parlano di impianti VMC con vere e proprie unità di trattamento, salvo poi che rimane al committente reperire l’energia necessaria.
Non ho avuto modo di studiare le macchine proposte (e men che meno provarle) quindi premetto che parlo solo in via di principio: mi sembra che il punto sia che la ventilazione meccanica controllata serve per controllare il ricambio dell’aria (in base al controllo degli inquinanti o anche solo per il rispetto dei minimi dettati dalle norme) mentre il sistema di climatizzazione serve a coprire il carico termico (ed eventualmente a controllare l’umidità).
Anche potendo avere con l’impianto VMC un recupero del 100%, cosa di cui dubito fortemente, sarebbe comunque solo sull’energia legata al rinnovo con aria esterna mentre dovrei compensare i carichi per trasmissione (sto semplificando, ci sono poi i carichi interni, apporti solari, ecc.); quindi, non volendo realizzare a tal scopo un impianto del tutto separato, servirebbe a valle una vera e propria unità di trattamento e si dovrebbero dimensionare le reti per le portate più gravose tra le esigenze di rinnovo e climatizzazione.
Praticamente si realizzerebbe quello che si è sempre fatto, cioè un impianto a tutt’aria o ad aria primaria, anche solo parzialmente, con l’avvertenza di utilizzare i recuperatori ad alta efficienza oggi disponibili. Cioè, la ventilazione meccanica controllata richiede necessariamente una rete di canali mentre l’impianto di condizionamento E/I non sempre.
Il sistema VMC quindi, giustamente, può essere integrato in un impianto di climatizzazione solo se è di tipo aeraulico (o se lo è in parte) o meglio solo se è un impianto che utilizza anch’esso una rete di canali per l’immissione/estrazione dell’aria necessaria a compensare i carichi termici (almeno una parte e possibilmente a controllare anche l’umidità).
L’integrazione dei due impianti comporterebbe un risparmio sulla rete di distribuzione e, come si dice nell’articolo, sul dimensionamento dell’unità di trattamento. Il che non è poco. Però io starei molto attento a scegliere questo tipo di impianto per evitare di fare impianti “doppi”. D’accordo il discorso economico, ma come sempre bisogna fare i conti con le caratteristiche dell’immobile e soprattutto con le esigenze di utilizzo e di comfort. Se è un’ospedale è una cosa. Se è un ufficio è un’altra. Se è un’abitazione un’altra ancora. Dipende se l’edificio è molto o poco isolato, se ci sono carichi interni (panificio, farmacia, ecc.).
Io, in casa mia, non avrei mai voluto un impianto ad aria; però è vero che se sono disposto ad avere un impianto di ventilazione può essere che, se l’edificio è molto ben isolato, valga la pena fare due conti perchè, andando a trattare l’aria, le portate di ventilazione potrebbero essere suffcienti a compensare i carichi residui.
Poi, è anche vero che in un’abitazione, se non voglio proprio avere la classe A o A+, posso dimensionare l’impianto VMC per portate inferiori a quelle previste dalle norme. Non lo dovrei dire, ma chi è che, dove non c’è un impianto VMC, apre le finestre per il tempo necessario per avere un ricambio di 0,3 o 0,5 vol/h? Se va bene si aprono mezz’ora la mattina e mezz’ora la sera o quando si cucina. Quindi potrei adottare un impianto VMC con portate basse, sufficienti per le mie esigenze di ventilazione, ma scarse per compensare i carichi residui.
Bisogna poi vedere se ho delle fonti energetiche gratuite o se prevedo di installare un impianto fotovoltaico. Teoricamente un impianto a tutt’aria ha in sè tutto quello che serve e forse è anche il più economico (poi bisognerebbe distinguere tra costo d’impianto e costo di esercizio), ma comunque uno potrebbe preferire un impianto radiante più un impianto a espansione diretta più un impianto VMC.
La domanda è pertinente, ma credo vada interpretata. In generale credo si possa dire che la risposta è affermativa, puntualizzando che può essere necessario ridimensionare la rete di distribuzione e prevedere un’unità di trattamento che necessita comunque il reperimento di altra energia e macchine per produrla (pdc, caldaia, gruppo frigo, rinnovabili, ecc.). Poi, è tutto un altro paio di maniche stabilire se è l’impianto adatto all’edificio e alle esigenze di comfort/utilizzo.
Interpretando, però, credo che la domanda si riferisca alla possibilità di associare, per esempio, un impianto di riscaldamento a pavimento (o radiatori/fan-coil) e un impianto VMC senza dover ricorrere a un impianto ad espansione diretta (per es. un multisplit) per il condizionamento estivo. La risposta è ancora: dipende! Dipende se l’immobile è un sottotetto con copertura poco isolata o se, invece, è un’abitazione compatta, con muri massicci e magari con sottotetto aerato o aerabile, se è possibile sfruttare la ventilazione naturale, se le vetrate sono schermate, ecc..
Nel primo caso mi guarderei bene dal non prevedere nulla per compensare i carichi per trasmissione; nel secondo, posto che comunque parliamo di un immobile con necessità di condizionamento poco spinte, può essere che il sistema VMC, se posso sfruttare il free cooling o se ho modo di preraffrescare l’aria di rinnovo, consenta di avere condizioni accettabili per la maggior parte del tempo ma, sia chiaro, non consente il controllo preciso di temperatura e umidità.
Ciao, Luca.
Se si abbina alla VMC un soffitto radiante e una regolazione che mi controlla l’ambiente con la deumidificazione, diventa un impianto interessante, ne ho realizzati diversi.
Buona giornata
Antonio
Ciao Andrea, il problema risiede nel numero di ricambi orari. Per poter deumidificare o raffrescare decentemente un ambiente ci vogliono dai 3 ai 6 volumi ora quindi con 0.5 non si riesce a fare niente.
Prova a fare qualche calcolo del carico termico estivo e ti accorgerai del problema.
Ciao
Caro Andrea,
ho letto con attenzione la risposta e la condivido pienamente.
Non ho mai capito il recupero a qualsiasi costo, i costi sono fondamentali e il recupero lo si fa perché lo si vuole abbassare.
Personalmente lavoro molto a livello psicrometrico e di recupero calore nella cogenerazione, dal momento che vado a produrre energia dall’utilizzo di Biomasse.
Nei casi di recupero dai motori endotermici la cosa è possibile quanto auspicabile. Il solo fatto, ad esempio, che ci sia una turbina, pur avendo comunque a disposizione un’ingente potenza termica, talvolta
risulta difficile il recupero causa la bassa entalpia.
Molti anni fa mi ero adoperato per recuperare il calore termogenetico dei suini, negli allevamenti intensivi, in modo da diminuire i costi di riscaldamento. C’era naturalmente una pompa di calore, scambiatori sofisticati ma,
malgrado tutto, il gioco non valeva la candela; stessa risposta ebbi quando feci il recupero del calore termogenetico nelle balere, idea strepitosa ma economicamente discutibile.
Per concludere affermo che la psicrometria aiuto molto, il recupero a bassa entalpia, normalmente non
è economicamente positivo.
Ciao, a presto Walter.
Premetto che sono un convinto sostenitore dell’installazione di apparecchi per il recupero entalpico, io prevedo nei miei progetti il Lossnay che garantisce ottime prestazioni di recupero.
In questi giorni sto installando un impianto con VMC abbinato ad un recuperatore e a uno scambio geotermico a bassa entalpia costituito dalla roccia sottostante in quanto, avendo realizzato una intercapedine alla pavimentazione, ho deciso di sfruttare la massa termica del sottosuolo (avevo una grande superficie di scambio a disposizione).
Il tutto è inoltre abbinato a una pompa di calore (idronico) che integra l’apporto termico necessario.
Dai miei calcoli, in estate dovrei raffrescare senza l’impiego della pompa di calore, mentre in inverno dovrei raggiungere prestazioni di C.O.P. pari a 7 circa. A tutto questo ho inoltre previsto un serbatoio inerziale di acqua calda di 500 l (parliamo di casa unifamiliare superficie di 120 mq circa) con integrazione di 6 pannelli termici.
Prevedo di completare l’impianto entro maggio per iniziare la sperimentazione il prossimo inverno.
Buongiorno Andrea, direi che la risposta è pertinente.
Un impianto di condizionamento ben progettato, al suo interno ha anche tutte le caratteristiche di un sistema VMC. Soprattutto per quanto riguarda il recupero di calore, nei periodi in cui la temperatura esterna è tra 10 °C e 15 °C, è possibile attivare il riscaldamento degli ambienti.
Un sistema in pompa di calore con inverter può consentire una certa efficienza per tutto il resto dell’anno però, ripeto, l’impianto va ben progettato tenendo conto dell’esposizione e di tutti gli altri parametri. Per intenderci non va dimensionato solo assegnando un tot di kW al mq o al mc. Si deve peraltro tener conto che su piccoli impianti la resa complessiva scende.
Impianti di condizionamento con ventilazione meccanica controllata è la normalità in tutti gli edifici di grandi dimensioni che non possono aprire le finestre e riscaldare banalmente con il termosifone (centri commerciali, sale di proiezione e grandi edifici adibiti per esempio a uffici).
Naturalmente devono essere studiati i rapporti di estrazione/espulsione/riciclo dell’aria oltre che i rapporti di riscaldamento/raffrescamento operati dall’impianto aria e quelli operati dalle bocchette o dai fan-coils, magari ad espansione diretta VRV a due, tre, quattro tubi. Ciò si fa dimensionando opportunamente le potenze delle batterie dell’impianto d’aria e il numero e potenza delle bocchette.
In una piccola casa, a meno di disporre di portafogli senza limiti, quindi trascurando il motto “EFFICACE SOTTO IL PROFILO DEI COSTI” si può fare di tutto, però:
– difficilmente si trova un recuperatore con batterie incorporate di piccola taglia cui accoppiare un circuito di raffrescamento/riscaldamento
– guardando “il profilo dei costi” vediamo che una casa di 100 mq scambia (a 0.3 vol/h come previsto avendo una VMC) 90/100 mc ora, il che è tanto per un’abitazione di normale uso; si potrebbe guidare lo scambio con una sonda a CO2.
Il recupero di calore calcolato al 100% di rendimento sarebbe 1200 x 100 x 14 x 24 joule/giorno (14 GG medi di delta T, 24 ore/giorno) cioè 11.2 kWh/giorno termici.
Con un rendimento reale ottimale del 65% si risparmia 7.2 kWh termici/giorno (trascuriamo il costo del riscaldamento/raffrescamento.
In compenso c’è un ventilatore di almeno 200 Watt che gira 24/24ore, consumando 4.8 kWh/giorno di energia elettrica, che costa alla fine quasi 1 euro/kWh, contro il risparmio di 1 mc di gas al giorno, quindi si spende circa 4 volte tanto per il ventilatore.
Io in una casa da 100 metri aprirei, potendo, le finestre.
Sulla VMC ho qualche riserva dal punto di vista dei ritorni economici. In zone climatiche diverse dalla F e con abitazioni di classe superiore alla A, mi son fatto l’idea che siano una complicazione inutile, perchè il recupero del calore è minimo e nessuno mi ha ancora convinto della salubrità dei pacchi di scambio quando si inumidiscono sul lato in uscita (in inverno) e in entrata (d’estate se la casa è condizionata).
Conti alla mano, un bell’impianto di estrazione, asservito a una sonda igrometrica, silenziato a dovere, costa un decimo e fa in ogni caso la funzione piu’ importante che è il controllo delle condizioni termoigrometriche.
Diverso è il caso degli entalpici, dove puoi usare l’aria calda in uscita come pozzo caldo. Pero’, piu’ che di VMC, in questo caso parlerei di impianti a pompa di calore aria-aria. Anche qui sempre e solo in case a bassissimo consumo e, in ogni caso, con un sistema integrativo per le emergenze.
In realtà ci sono vari dispositivi di VMC con integrazione di un recuperatore attivo (una Pompa di Calore) al posto del recuperatore passivo a flussi incrociati o entalpico.
Questi sistemi talvolta riescono a supplire al 100% alle esigenze di climatizzazione sia invernale che estiva, talvolta solo ad una parte (comunque significativa!), ottenendo comunque un livello di comfort decisamente superiore alla sola VMC con recuperatore passivo.
Caso per caso bisogna vedere se integrare un VMC con recuperatore passivo e delle unità refrigeranti separate o un sistema VMC con recupero attivo.
Bisogna però ammettere che i calcoli sia in progettazione che in certificazione di questi sistemi sono estremamente complessi e tutt’altro che consolidati.
Non ho capito bene: la questione è se si possa o meno climatizzare un ambiente con la sola VMC?
Direi di no, salvo situazioni, climi e periodi particolari e abbinando la VMC ad un’adeguata inerzia termica dell’edificio o del terreno (utilizzando condotti interrati).
In linea di massima condivido la risposta che è stata data al lettore: la VMC contribuisce (in modo sensibile) a ridurre il carico impiantistico.
Ciao, Antonio
Leggo con soddisfazione i commenti postati in quanto ricchi di interessanti affermazioni e di spunti collegiali.
Concordo con le osservazioni di molti così come di quelle del collega Cesare, il quale da buon tecnico di pratica corrente, sembra come me, abituato a “misurare” ciò di cui si parla (senza far torto ad alcun altro :-))
Se da una parte il problema della massima efficienza impone standard qualitativi dei materiali da costruzione e dall’altra più elevate efficienze degli impianti, mi chiedo giacchè sovente ciascuno di noi si trova a combattere con una qualità del “costruito” che pochi spunti lascia all’immaginazione (se non a volte di non buttare giù tutto), fino a che punto le nostre teoretiche finezze possano trovare spinta sinergica e accoglimento.
Un invito a dare una sbirciatina ai prodotti della Nilan, pdc con recuperatore entalpico ad elevata efficienza a flusso incrociato su base esagonale in PPs, disponibili anche per basse potenze e dall’ingombro estremamente compatto (tipiche di abitazioni non energivore).
Sono completamente d’accordo.
A casa mia installerò una unità di pre-trattamento aria (Comfofond di Zehnder) nella quale passerà il fluido dei collettori interrati del geotermico orizzontale composto da:
– 100 metri di tubo piazzato a – 2.5 metri
– 100 metri idem a – 1.5 metri
– 100 metri su canestro geotermico da – 3 a – 1 metri
Tubo PE DN 20 PN 16.
Buongiorno a te,
premetto che non ho competenza tecnica specifica, in quanto architetto un po’ “datato”, ma con il buon senso mi pare che quello che ipotizza il lettore, se ho ben capito, ovvero di utilizzare solo un sistema VMC per climatizzare un ambiente, non credo sia possibile, poichè non tiene conto, comunque, di un’inevitabile coefficiente di riduzione dovuto alle inefficienze insite in qualsiasi sistema e delle perdite/incrementi di calore dovuti agli scambi con l’esterno dell’involucro, da un lato e alla capacità termica dei materiali costruttivi, dall’altro.
Cordiali saluti
Sono pienamente d’accordo con Giovanni riguardo al ritorno economico dell’investimento in aree climatiche mediterranee ed alla salubrità dell’aria, soprattutto se vengono abbinati dei sistemi di preraffreddamento. Molto meglio una ventilazione a singolo flusso igroregolabile.
Ciao Andrea.
A quel che ne so io, un impianto di ventilazione meccanica permette di controllare il ricambio dell’aria (0,5 volumi/ora) nell’edificio, senza dover aprire le finestre ed evitando inutili dispersioni di calore.
Quest’aria viziata che viene prelevata generalmente dagli ambienti più inquinati come bagni e cucine, prima di essere espulsa all’esterno è convogliata in uno scambiatore di calore (o attraverso un impianto geotermico), che preriscalda o preraffresca l’aria pulita prelevata dall’esterno o dal sottosuolo; è veramente salubre?
Su questa rete di canali l’aria introdotta attraverso diffusori installati nei vari locali, sebbene filtrata con reti, griglie ed altro, non è possibile la formazione di condensa e di conseguenza la formazione di spore muffe o quant’altro nocive alla salute?
Ad un convegno di Casaclima, di cui un amico ha partecipato se ne parlato molto, ma le opinioni sono state contrastanti.
Ci sarebbe molto da parlare sull’argomento, ma concludo sottolineando che non dappertutto è possibile installare questo tipo di impianto e poi a quali costi? Ne vale la pena?
Dopo due anni leggo questa discussione e propongo di aggiornarla, prendendo come esempio una casa in X-Lam a due piani, di 60 mq di pianta in classe B alta, se non A, scaldata con solo
una stube al piano terra,. La casa è situata nella pianura veneta, in una zona umida d’estate, vicino al mare, con afa anche durante le ore notturne estive.
La mia domanda riguarda la vmc (passiva): può soddisfare il comfort nelle mezze stagioni e
durante l’estate?
Sto, invece, valutando una vmc con scambiaore di calore
termodinamico (tipo ElfoPack della Clivet, o 4in1 della Mydatec).
C’è chi mi dice:
la vmc passiva è più che sufficiente e non avrò
problemi, ma chi vende vmc (zehnder, maico, ecc) mi aggiunge una batteria post trattamento per la
deumidificazione e mi dice, se serve, di installare un climatizzatore
(!!!?)
Già la loro risposta può essere esaustiva, ma vorrei conoscere il parere di chi ha avuto un’esperienza pratica, magari in zone simili a quella citata.
La vmc temodinamica, invece, promette la realizzazione del comfort in tutte le
stagioni in quanto deumidifica sempre, raffresca d’estate, riscalda nelle mezze stagioni e,
eventualmente, posso collegarmi anche nel nuos per l’acqua calda
sanitaria. In più, leggendo gli interventi precedenti, mi accorgo che non c’è il problema della sostituzione della carta del filtro entalpico, perché non c’è.
Rimane sempre il problema della pulizia dei condotti.
Guardando la spesa iniziale, l’ago va verso la vmc
passiva (5000÷6000 € per la vmc con batteria post trattamento, più 1500÷2000 €
di climatizzatori in pdc); mentre per le vmc dinamiche siamo sopra i 10.000
€
Ma vorrei sapere cosa si deve aggiungere nei costi d’esercizio perché non li conosco, mancando di esperienza.
Non trovo chi può chiarirmi le idee basandosi
sulla propria esperienza per una zona climatica simile alla mia.
Ringrazio fin da ora chi mi risponde.
Egregio Luca,
la risposta al tuo quesito è già presente nei post che hai letto, ma abitando io in veneto come te ed in una zona umida sia d’estate che d’inverno ti posso dire che la semplice VMC con recupero statico passivo potrebbe non essere sufficente alla deumidificazione globale del tuo fabbricato. Zehnder e Maico correttamente ti han dato delle indicazioni sulla potenziale eventualità di come deumidificare adeguatamente. Io se fossi al tuo posto la batteria l’aggiungerei.
I sistemi 4 in 1 sono molto interessanti (vai a vedere anche quello della ATH Italia di Torino), sistemi compatti in grado di soddisfare 4 esigenze funzionali, ma comunque non proprio come si dice a buon mercato. (fai attenzione all’elfopack della clivet :-) )
Cordialità
Grazie ingegnere per la risposta. Come dici bene, la risposta era già negli altri interventi. Come hai letto, anch’io ho considerato la vmc insufficiente per il mio caso. Chiarisco che sono stato io a forzare la mano ai venditori nel richiedere una batteria post trattamento, dato che loro mi offrivano solo una semplice vmc. Tuttavia non riuscivo a decidere economicamente e funzionalmente la soluzione migliore. E’ vero che i 4in1 sono costosi, ma ho solo una macchina, solo un impianto lungo le pareti, solo la loro pulizia. Al contrario, per una vmc con batteria e climatizzatori ho la manutenzione della vmc (filtri di carta o pulizia della condensa, o filtro entalpico, ecc), filtri dei climatizzatori, eventuale pulizia dei condotti. In più utilizzerei degli split con movimento d’aria elevato per deumidificare e utilizzarlo nelle mezze stagioni (praticamente li utilizzo per 3/4 dell’anno).
Grazie anche per la nuova ditta suggerita. Cercherò un loro contatto.
Saluti.
Adriana, ho una vmc ma non mi sembra faccia un granché, avrei preferito anche rinfrescamento, se qualcuno sa darmi un suggerimento in merito.. Ho chiesto pochi conoscono la vmc.
Ciao Adriana, la ventilazione meccanica, come qualsiasi altro impianto, va progettata sulla base del tuo edificio e delle tue necessità.
Hai provato a sentire il tuo tecnico? Qual è la marca della macchina?