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Si avvicina ormai il termine ultimo per usufruire degli incentivi alle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e iniziano a susseguirsi tutte le voci sull’identificazione della soglia minima per la grid parity, ovvero il perfetto bilanciamento tra costo kW fotovoltaico e costo kW di energia prodotta da fonti energetiche tradizionali, le fonti fossili.
La Grid Parity assume però un significato relativo, in quanto molti del settore fotovoltaico parlano di cifre attorno ai 1200 €/kWp come costo in capo all’utente finale per far risultare l’investimento economicamente conveniente e di tempi di rientro dall’investimento stesso (payback time) non superiori ai 5 anni. E’ indubbio che a queste condizioni il settore fotovoltaico parrebbe aver bisogno di ulteriori sussidi, dal momento che gli unici impianti che possono essere venduti a tale cifra non sono inferiori a 500 kWp.
Tuttavia, esaminando la situazione nel suo complesso – con particolare riferimento all’alto consumo diurno di energia in proporzione al consumo totale della stessa – ciò che emerge riguardo alla convenienza di un impianto fotovoltaico è decisamente differente da quanto prospettato in base ai dati sopra citati.
Innanzitutto bisogna considerare che, nel solo 2012, il costo dell’energia (in cui si comprende prezzo di vendita e oneri di dispacciamento) è aumentato del 18,7%, al netto delle accise statali, lievitando quindi fino a 19,4 centesimi di €/kWh per impianti domestici e il trend di aumento per gli anni passati e i prossimi anni è stimabile nel 6% annuo. Ciò implica che, ad esempio, per una produzione artigianale con fabbisogno di 100 kW verranno spesi – per ogni kWh consumato e acquistato – circa 0,21 €/kWh. Il tutto, moltiplicato per 100.000 kWh annui, ha un valore di 21.000 €, senza considerare i costi fissi annui di gestione dell’energia.
Ipotizzando che tale produzione consumi questa quota di energia unicamente in fascia F1, ovvero fascia diurna, è necessario analizzare quale possa essere il prezzo adeguato per un impianto fotovoltaico che permetta un rientro economico in tempi ragionevolmente brevi. Anche in questo caso è indispensabile una premessa: per tutti i conti energia che si sono susseguiti, caratterizzati da un’unica tariffa incentivante (quindi, i conti energia dal I al IV), si è sempre considerato un payback time tra i 7 e gli 8 anni. Ciò significa che dei 20 anni di durata della tariffa incentivante, 8 servivano per ripagarsi l’investimento e 12 garantivano il guadagno netto aziendale. Qualora l’azienda avesse voluto ricorrere ad un finanziamento, avrebbe dovuto siglare un accordo per un finanziamento a 10 anni, se non addirittura 12 anni nei casi più complessi.
Il tempo di rientro economico dall’investimento, quindi, che si può tenere in considerazione, è stimabile in 8 anni con autofinanziamento e 10 anni e 2 mesi con finanziamento bancario al 7,20%.
Da questa analisi è possibile comprendere quale sia il prezzo che un cliente può essere disposto ad accettare di spendere al fine di installare un impianto fotovoltaico: in tal senso – partendo dal principio che la spesa per l’impianto fotovoltaico sia coperta, annualmente, dal risparmio in bolletta dell’attività produttiva – è necessario moltiplicare il risparmio di kWh autoconsumati, e non più acquistati, per il numero di anni di ammortamento stimati in precedenza, ovvero 8 anni con autofinanziamento e 12 con finanziamento bancario.
Da questo calcolo emerge che un impianto da 100 kWp può essere venduto a 168.000 € chiavi in mano, il che significa 1.680 €/kWp (Kilowatt installati). In questi termini la grid parity può essere soddisfatta a prezzi e costi ragionevoli.
Alla luce di queste considerazioni, rimane un unico impedimento rappresentato – nel caso del finanziamento bancario – da una scarsa propensione al finanziamento da parte degli Istituti di credito, dettata da politiche monetarie e finanziarie depressive. A ciò si aggiungano i costi assai elevati dei finanziamenti, in termini di tassi di interesse.
È di tutta evidenza come in un tale scenario risulti problematico impostare strategie di risparmio energetico mirate e sia di conseguenza necessario valutare nuove modalità di reperimento dei fondi, quali ESCO, crowdfunding e finanziatori privati.
Approfondimenti
- Fotovoltaico senza incentivi in Italia, adesso?
- Grid parity? Senza autoconsumo, solo sotto ai 1.000 euro a kW
- Un nuovo scambio sul posto allontanerà la grid parity?
A cura di Ing. Stefano Superina
Si credo che tra poco dovremo andare avanti senza incentivi.
I tedeschi continuano a progettare investimenti sul fotovoltaico in Italia, non gli interessano gli incentivi (hanno fatto i loro conti).
Perchè non facciamo certi conti anche noi (dentro ci deve stare tutto, opportunità, innovazione, strategia, geopolitica) che abbiamo sia la materia prima (sole) sia il mercato (consumatori)?
Riflettiamoci
Se finiscono gli incentivi del fotovoltaico:
– tolto l’incentivo il fotovoltaico servirebbe soltanto per tagliare il costo della bolletta, il ricavo dovuto alla vendita è una miseria, stremato ancora di più dai costi di gestione del contatore di produzione. I tempi dell’ammortamento crescerebbero a più di 10 anni.
– e perchè non farlo anche a queste condizioni? A questo punto, piuttosto che farsi prendere la febbre da fotovoltaico, bisogna ragionare seriamene sul costo opportunità (il valore della migliore alternativa tralasciata) quindi potrebbe risultare più conveniente cambiare una caldaia, farsi un cappotto termico o anche sostituire tutte le lampade ad incandescenza!
A quel punto sarà strettamente soggettiva la scelta di investire nel Fotovoltaico.
La mia considerazione è da tecnico che fa gli interessi del signor committente.
Ciao Andrea,
ho letto l’articolo di Superina sulla grid parity e per quanto possano essere significativi i dati elencati, credo che i costi specifici €/kWh siano oggi sottostimate anche per i grandi impianti. Tra l’altro questi ultimi ora con l’iscrizione a registro fissata per il superamento del tetto dei 12 kWh oltre il quale diventa obbligatoria, ha provocato una flessione verso il basso proprio a causa della lotteria creata dal GSE per la costituzione della graduatoria di merito (che per il IV° conto era invece fissato a 20 kWh).
Nell’articolo non si è menzionato affatto a quella grande totalità di piccoli impianti ad impiego domestico e di servizio che rappresentano l’80% del mercato del fotovoltaico in Italia. I costi specifici a kWh oggi si aggirano per prodotti europei (pannelli + inverter) tra i 2600-3000 €/kWh, per scendere ulteriormente a 2200-2600 €/kWh per prodotti non europei.
Sovente e soprattutto nelle proposte non europee, si lasciano fuori volutamente i costi della progettazione che possono essere significativi nel caso in cui l’attività di edilizia da presentare al comune non sia libera, ma bensì soggetta a vincoli di natura ambientale, paesaggistica, monumentale. Una pratica paesaggistica può costare anche 1500 € andando ad innalzare quindi i costi specifici a kWh dell’impianto. Oneri di progettazione che non sono soggetti a ribassi per effetto di un cambiamento normativo semmai il contrario. Basti pensare che con il V° conto energia diventa obbligatorio anche l’attestato di qualificazione energetica, la cui redazione a carico del cliente finale ed a cura di un professionista, non può costare meno di 200-300 € (no Groupon Group) da aggiungersi al resto.
In ragione di questo la grid parity, senza incentivi ed ancora con la confusione nazionale sulla detrazione fiscale dell’impianto ai sensi del decreto n. 83 del luglio di quest’anno (36 ter al 50%), si allungherà e tenendo in considerazione i dati forniti da Superina sull’incremento di costo dell’energia un’analisi PbP sul tempo di recupero dell’investimento certamente sposterà di almeno 4-5 anni il punto di pareggio.
Da operatore del settore questo è il mio punto di vista ed operando all’interno di un gruppo EGP, nonostante ormai sia più che evidente che la mentalità verso l’incentivo statale a poco a poco si stia smantellando, bisogna fare ancora molto lavoro di formazione all’utente finale sulla eventualità di realizzare un impianto che gli farà risparmiare energia per i prossimi 30 anni e non sempre perchè lo Stato eroga contributi o finanziamenti. Certo fino ad oggi questa è stata la leva finanziaria che ha consentito a tante aziende di distribuire prodotti e componenti assicurando molti posti di lavoro, ma lo spettro del conto conto energia che secondo ottimistiche previsioni sarà dietro l’angolo se va bene tra poco più di un semestre, creerà ancora più pandemia sul come salvaguardare l’indotto e l’equilibrio occupazionale.
Ciao Gennaro e grazie per le tue considerazioni!
Dobbiamo ripensare il fotovoltaico verso l’Off-Grid intelligente, accumulo e FIR per riscaldare le case.
L’indipendenza energetica familiare deve essere l’obiettivo da raggiungere.
Caro Andrea, complimenti per il contributo che dai alle tecnologie dell’energia pulita!
Per rispondere alla domanda se “converranno” ancora le fonti rinnovabili dopo la fine degli incentivi, sostengo che se non usciamo dalla logica del tornaconto economico nell’uso delle fonti rinnovabili, dimenticando la necessità di utilizzare fonti energetiche sicure, inesauribili e non tassate (ci sarà qualcuno che si inventerà di tassare il … sole??) indipendentemente dall’esistenza di incentivi (che fannno comodo, certo!, ma non possono determinare scelte che derivano da altre vitali considerazioni da fare: costi crescenti delle fonti non rinnovabili, sempre meno ‘sostenibili’, inquinamento irreversibile del sistema globale, non più sostenibile, ecc….), staremo sempre a discutere se conviene o no installare il Fotovoltaico e/o il Solare Termico ecc.
I problemi che muovono verso scelte tecnologiche pulite non finiscono con gli incentivi: una società cosiddetta “evoluta” dovrebbe sviluppare impianti che sfruttano le fonti rinnovabili come il solare termico e fotovoltaico, specialmente (ma anche il geotermico ecc.), a costi accessibili a tutti, appunto “sostenibili”, per promuoverne l’uso oltre le imposizioni di legge e gli “incentivi” (che dovrebbero promuovere l’inizio dell’utilizzo di qualcosa di indispensabile quando i costi sono inizialmente alti, ma poi, una volta raggiunto il giusto costo, non hanno più scopo di esistere..) e non solo per fare “business”.
So che questi discorsi vengono ritenuti da molti “utopici”: sono gli stessi che “non si avvedono di nulla” di quello che succede nel mondo.
Se è un impianto privato l’assenza degli incentivi pesa assai sui costi quindi non conviene più.
Per le aziende dipende quanti kW e quale uso se ne fa. Per essere più precisi se con il FV si eliminano spese pesanti quali quelle del Gas allora conviene SEMPRE; se invece si adopera solo per la luce e non ci sono gli incentivi, allora non conviene più a nessuno.
Ma da quello che si sente in giro gli incentivi dovrebbero durare fino al 2015, magari calando in termini di centesimi per Kw prodotto, ma sempre incentivi sono.
Io sono convinto che anche senza gli incentivi il FV sia sempre conveniente.
Almeno se parliamo di piccoli impianti, cosa diversa è la produzione su casta scala.
Secondo me il futuro andrà esclusivamente verso l’autoconsumo.
Se i costi dell’installazione scenderanno ancora sarà conveniente installare una potenza limitata all’effettivo fabbisogno e non altro.
Il fotovoltaico non ha un costo giustificato e la materia prima ha un costo bassissimo. Fino a quando gli incentivi non finiscono si avrà un prezzo elevato.
Visto che oggi si parla tanto di produzione di energia a costo zero, di impatto ambientale zero, credo che a fronte di tutto ciò il fotovoltaico sia il metodo più dannoso che oggi esista, viste le porcherie che affiorano sui tetti con pannelli superati.
In conclusione, togliendo l’incentivo avremmo maggior concorrenza e miglior qualità di pannello.
Secondo me su piccoli impianti con scambio sul posto non lo è mai stato conveniente.
Io ho sempre creduto nel fotovoltaico ma per un discorso ambientale non di convenienza.
Gli unici impianti convenienti saranno da ora in poi chi riuscirà a pagare un impianto davvero poco ma rinunciando al contributo GSE
e realizzando un impianto ad isola quindi off grid. Questo perchè sulle bollette troverai sempre dei costi fissi folli. Anche se non hai prelevato dalla rete neppure un watt, tu continuerai a ricevere delle bollette salate con costi fissi dal tuo provider di corrente elettrica, qualunque esso sia enel, sorgenia, etc..
In definitiva, indipendentemente da quanto ti versa il GSE (che questo ti servirà SOLAMENTE per ripagarti dall’investimento iniziale che tu hai tirato fuori e questo accadrà in circa 15 anni invece di 8 come ti raccontano, per una serie di ragioni), l’energia che tu produci e che immetti in rete ti vienre rimborsata a circa 0,08 euro al watt mentre quella che tu prelevi alla sera la andrai a pagare alla fine (costo reale bolletta compreso di tasse spese e tutto) circa 0,35 euro.
Quindi alla fine dell’anno, conti reali alla mano, tu dovrai sovraprodurre e immettere in rete circa 3 volte l’energia che sovra consumi e che prelevi dalla rete.
Per l’impianto ad isola le cose sono diverse. Non avrai più la bolletta da pagare ogni mese ma neppure i contributi per ripagarti l’impianto in vent’anni.
Lascio ora a voi far i conti reali e i raffronti di questa convenienza.
Credo che senza incentivi non sia attualmente conveniente.
Tra parentesi sto proprio installando un FV da 6 kw sul tetto di casa mia in costruzione e spero di riuscire ancora a fruire degli incentivi (a me costa circa 2200 €/kw).
Ciao, vorrei fornirti alcuni elementi di spunto per eventuali approfondimenti.
Gli incentivi per il fotovoltaico hanno portato a significativi miglioramenti della resa dei pannelli fotovoltaici o unicamente una “diminuizione” dei costi dovuta alla maggiore produzione?
La diminuizione dei costi dei pannelli PV forse non casualmente segue e generalmente coincide con la diminuizione degli incentivi al fine di mantenere economicamente conveniente l’acquisto dell’impianto?
La percezione è che i fabbricanti non si impegnano a migliorare la qualità (una volta raggiunto un certo livello “ottimale”) e la resa dei prodotti in quanto ugualmente vendono e, per gli stessi motivi, non vi è una sana concorrenza tra le diverse ditte (chissa come mai il costo dei PV scende unicamente -o quasi- se diminuiscono gli incentivi.
Se da un lato gli impianti fotovoltaici aiutano l’ente pubblico produttore di energia elettrica che in alcuni casi potrà non potenziare la propria rete di produzione, dall’altro pone numerosi problemi (di maggior rilievo) allo stesso ente quali la difficoltà di gestione (i.e. messa fuori tensione delle proprie linee in caso di interventi di manutenzione, qualità dell’energia fornita, ecc.) e la necessità di potenziamento di alcune linee per trasferire l’energia prodotta in alcune zone dove non viene convenientemente utilizzata in loco nella giornata (esempio Puglia).
Finalmente (forse) il governo si è accorto che anzichè fornire facili e garantite possibilità di guadagno a investitori professionisti (un impianto PV a 20 anni rende molto di più di un equivalente buono del tesoro di pari durata) sia meglio fare installare (e fare guadagnare sempre amministrazioni statali) tali impianti su edifici pubblici.
Se 200 milioni di incentivi (1/20 della cifra attualmente spesa per gli incentivi da corrispondere una tantum e non una -quasi- sempre come gli incentivi) fossero stati spesi per allestire un laboratorio con gruppo di ricercatori qualificati, forse avremmo ottenuto risultati di maggiore consistenza in termini di metodologie innovative di produzione, caratteristiche di resa dei pannelli ecc. e forse saremmo stati realmente in vantaggio competitivo.
Da ultimo, sarebbe meglio valutare non solo la produzione di energia elettrica, ma anche il risparmio di energia elettrica conseguibile con, talvolta, banali iniziative una delle quali potrebbe essere la gestione “illuminata” della rete di illuminazione stradale che attualmente ben pochi comuni hanno attuato per mancanza di disponibilità economica.
Non so se sia conveniente o no. Sarà conveniente in particolari casi e diventerà conveniente quando il COSTO (non il prezzo) del kWh alla fonte sarà paragonabile tra i diversi sistemi di generazione. Ma a quel tempo il COSTO di produzione dovrà essere dello stesso ordine di grandezza per i vari attori agenti sullo stesso mercato, costituendo una base di competizione fondamentale tra le differenti economie.
In generale l’incentivo RENDE SEMPRE MENO DI 1: incentivare ad es. la produzione industriale è un ossimoro. E’ la produzione che crea le risorse per sostenere gli incentivi, e poi si spende per dare un incentivo che rende meno di se stesso.
L’attività produttiva deve avere come UNICO suo specifico incentivo la produzione di più risorse rispetto a quelle che la stessa attività consuma: il che vuol dire che ogni attività DEVE GUADAGNARE di per sè e se non guadagna VA FERMATA perchè danneggia tutti quanti.
Compito di chi guida è quello di creare un ambiente ove tutti producano più di quel che consumano, altrimenti le aziende migrano da una prateria secca ad una prateria florida.
L’unico incentivo è la prospettiva di guadagno, l’incentivo monetario vuol dire sfruculiare coi soldi pubblici finchè dura.
Da questo punto di vista siamo già falliti: le grandi aziende sono fuggite da venti anni, dopo i “Risanamenti” prodiani, le medie annaspano e delocalizzano, le piccole chiudono a decine di migliaia all’anno; d’altro canto le medie e piccole imprese sono un effetto collaterale delle grandi e strategiche.
Da noi si guadagnava due terzi meno che in Germania e questo da cinquant’anni.
Ora non più nemmeno quello.
I costi vanno sempre correlati ai benefici e come tu sai, da buon ingnegnere, i benefici prodotti dal fotovoltaico sono notevoli a livello di CO2 non immessa nell’atmosfera, però non è ancora chiaro l’impatto ambientale che produrrà lo smaltimento tra 10-20 anni la tecnologia (per produrre la tecnologia quanta CO2 viene prodotta?). Lì si vedrà effettivamente se il gioco vale la candela!
Forse varrebbe la pena di estendere l’analisi della convenienza verso orizzonti più lontani.
Gli incentivi comunque non devono esaurire per sostenere l’aspetto dell’ambiente più pulito (non dimentichiamo i costi che dobbiamo sostenere per curare tutte le malattie prodotte dall’atmosfera avvelenata che respiriamo ogni giorno), trasformandosi magari in detrazioni fiscali per coloro che, più virtuosamente di altri, sostengono scelte magari non convenienti sotto l’aspetto economico, per restituire un ambiente più vivibile ai nostri figli!
No di sicuro, non e’ conveniente neppure adesso.
Secondo me dovrebbero cessare gli incentivi statali (che paghiamo noi tutti utenti nel conto della bolletta elettrica) e dovrebbero scontare ai produttori tutta l’energia elettrica prodotta, indipendentemente che venga utilizzata subito o immessa in rete al servizio di altri utenti.
Speriamo che riescano a produrre accumulatori sempre più’ performanti: si risolverebbe il problema dell’autoconsumo e ci si potrebbe sganciare dalla rete.
Ma temo che non lo consentirebbero.
Ciao
Grazie per tutte le importanti comunicazioni ricevute.
Per le informazioni che ho, con il Quinto Conto Energia dovrebbero esaurirsi gli incentivi per il fotovoltaico, almeno in questa formula, e dalle previsioni di cui sento parlare, a fine estate 2013 probabilmente non sarà così conveniente se non legato ad altre forme di energie rinnovabili (ad esempio collegate ad una pompa di calore, al geotermico).
Saremmo in ogni caso vincolati, favorevolmente, all’utilizzo delle fonti rinnovabili per il discorso della produzione di acqua calda sanitaria (passerà dal 20% al 50% almeno quì in Toscana penso a partire dal 2018).
Per quanto concerne la convenienza sul Fotovoltaico direi che oggi previo una analisi economica accurata può essere conveniente per il terziario, mentre per il residenziale lo vedo finito a meno che non si riesca a stoccare l’energia prodotta.
Il fatto di doverla consumare diventa un problema/opportunità.
Comunque è stato un mercato drogato e gestito come al solito all’italiana.
Andrea buongiorno,
ti rispondo in merito agli incentivi del fotovoltaico in Italia.
Se dovessero cessare gli incentivi sul fotovoltaico, non ci sarebbe nessuna convenienza economica per la loro installazione.
Primo per l’elevato costo degli impianti e secondo perché per la loro detrazione della spesa viene allungata troppo nel tempo e cioè dieci anni e non di cinque come avviene nella media di alcuni stati europei.
Attualmente in Svizzera l’incentivo statale sui fotovoltaici è sceso al 18%, ma è stato abbassato per forte calo del costo di tali impianti.
Per quanto riguarda la grid parity è possibile, ma nei limiti dell’autoconsumo. Senza scambio sul posto, se si cede in rete una parte dell’energia prodotta la grid parity purtroppo si allontana.
In Greenetica abbiamo parzialmente risolto questo problema cogenerando termico ed elettrico e lavorando sullo stoccaggio del calore.
Mi chiedi il parere in caso di cessazione degli incentivi; credo che la corsa al fotovoltaico possa subire un consistente rallentamento in quanto con il solo risparmio sul consumo l’investimento della spesa iniziale si recupererebbe in troppo lungo tempo.
Anche se il tempo di ammortamento si allunga a dieci anni, perchè pagare la corrente nei successivi anni, senza contare il minor inquinamento prodotto?
Secondo me nn conviene piu istallare il fotovoltaico, il nuovo conto enenergetico 5 è bassisimo e si ammortizza in troppo tempo… è meglio puntare su sistemi di risparmio energetico.
Ciao Andrea,
nell’estate del 2011 ho fatto una analisi LCA sul fotovoltaico in Italia, mentre ero all’Enea di Bologna.
In base a tale analisi, effettuata tramite SimaPro, è emerso che l’energia fotovoltaica sia, da un punto di vista ambientale, circa 9 volte meno impattante della stessa quantità prelevata dalla rete elettrica nazionale.
Considerando il mio percorso di studi volto alla sostenibilità ti direi senza alcun dubbio che il fotovoltaico sia conveniente, anche senza incentivi economici.
So che questa non è la risposta alla tua domanda perchè chiedevi una argomentazione economica, però sono dell’opinione che il mondo sia soltanto uno e una volta esaurito non ci saranno altre opportunità, quindi è meglio spendere un po’ di più e lasciare più risorse anche per il futuro, basandoci sul principio della sostenibilità tanto caro alla Commissione Bruntland.
Ciao Andrea,
già adesso con gli incentivi, la convenienza è limitata, se poi li tolgono… no! non vale la pena.
Sono possessore di un impianto dal 2009 e a tutt’ora non c’è nulla di chiaro, neanche dietro richieste fatte al gse ed al enel. Produco circa 6000 kw all’anno, ne consumo poco meno di 4000 ma la bolletta continua ad esserci ed è sempre in aumento.
Buon pomeriggio Andrea,
visto che lavoro col fotovoltaico “devo” asserire che sarà ancora conveniente anche senza incentivi!
Scherzi a parte, se consideriamo che i prezzi scenderanno di conseguenza, ed essendoci come alternativa la possibilità del recupero irpef, dovremmo stare “tranquilli”!
La sintesi dell’articolo da te segnalato è esauriente e l’analisi dello stato attuale condivisibile! specialmente per la situazione dei finanziamenti (ahinoi)!
Buongiorno Andrea, leggo sempre con piacere le tue mail informative.
Per rispondere alla tua domanda “se finiscono gli incentivi è ancora conveniente installare il fotovolatico?” mi sembra di aver capito che potrebbe convenire sempre, ma a certe condizioni (sono ben spiegate negli articoli sulla geed parity).
Vorrei porgerti una domanda:
ho ricevuto un’offerta in questi giorni per un impianto fotovoltaico da 3 kwp (con pannelli prodotti da una importante azienda cinese) da istallare sul tetto della mia abitazione/ufficio a 5.400 € chiavi in mano.
Sono molto indeciso, non so se è opportuno in questo momento fare quest’investimento o aspettare che gli incentivi si esauriscano definitivamente e quindi che decadino ulteriormente i costi di investimento.
Se puoi darmi una tua opinione, mi farebbe piacere averla.
Ciao Salvatore e grazie!
Secondo me ti conviene usufruire degli incentivi fin quando ci saranno. Poi non si sa come andrà il mercato.
A presto!
Credo che con la fine degli incentivi il fotovoltaico non sarà più conveniente (con il 36% ed i costi attuali dei moduli il ritorno economico non esiste se non a lunghissimo tempo).
L’unica possibilità è abbinarlo a pompe di calore con doppio contatore, fan-coli estate / inverno, storage + domotica. In questo modo si utilizza il fotovoltaico nelle ore di punta (tramite domotica) e si utilizza l’energia elettrica stoccata sfruttando molta dell’energia fotovoltaica prodotta.
Purtroppo i costi iniziali sono alti e gli attuali storage sono disponibili solo con batterie al piombo (per quelle al litio da applicare su questa soluzione ci vogliono almeno due anni), ma alla lunga si ottengono ottimi risparmi.
Senza questa soluzione complessa e con il solo scambio sul posto possiamo utilizzare solo il 30% dell’energia prodotta dal FV (in genere quando l’impianto fotovoltaico produce, le utenze sono spente visto che le famiglie sono fuori casa).
Inoltre non ci sono molte aziende in grado di realizzare impianti veramente performanti. I soliti installatori che fanno tutto combinerebbero i soliti disastri fornendo chissà cosa (buoni UPS costano molto ed il 90% del costo è rappresentato dalle batterie che se al piombo vanno sostituite ogni tre anni. Immagina il povero Cliente che si affida ai soliti noti cosa si ritrova a pagare negli anni).
Purtroppo con le attuali condizioni in Italia il fotovoltaico è morto e sepolto.
L’impianto fotovoltaico ha i pregi che ben conosciamo.
I difetti in base al mercato attuale consistono:
1 – nella mancanza di garanzie scritte sulla “tenuta” di rendimento delle celle in base alla loro durata. Non riescono a garantirmi la curva di rendimento utilizzo/tempo
2 – i costi di smaltimento dei componenti a fine ciclo devono essere determinati preliminarmente e inseriti nelle preventivazioni per la giusta valutazione analisi costi/benefici.
In definitiva più che gli incentivi vanno ancora definiti gli impatti ambientali della componentistica utilizzata soggetta ad una, ritengo, breve vita efficiente.
Scusa se sono caduto nella LCA senza avere forse risposto alla tua.
Buongiorno a tutti, cercherò di rispondere sinteticamente a quelli che ritengo siano stati i punti “poco” approfonditi del mio articolo:
– il fotovoltaico senza incentivi non è ancora del tutto conveniente, o meglio lo è solo se andiamo a considerare elevate potenze. Per essere ancora più esplicito, secondo i miei calcoli un impianto fotovoltaico risulta conveniente qualora superi i 100 kWp di fabbisogno energetico;
– in base alla mia esperienza, devo però sottolineare che esistono casi “eccezionali”, in cui alcuni impianti domestici energivori hanno la capacità di ripagarsi, senza incentivi, in 8 massimo 9 anni. Per fare un esempio pratico, il detentore di una bolletta da non meno di 4 kW in grado di consumare almeno 3500 kWh annui durante il giorno, con un costo di energia elettrica stimato 0,26 €/kWh (e ne vedo sempre di più) riesce a rientrare nell’investimento di un impianto fotovoltaico da 3 kWp in 8 anni circa.
– in futuro, non essendo sicuri gli incentivi, sarà sempre più importante abbinare il risparmio in bolletta alla voce “detrazione fiscale” (ad oggi 50%, in futuro forse nuovamente 36%);
– sono assolutamente d’accordo con chi consiglia di abbinare gli impianti fotovoltaici a pompe di calore ed altri strumenti volti al risparmio energetico che abbiano bisogno di energia elettrica per alimentarsi, il futuro è stato impostato affinchè ogni elettrodomestico/fonte di calore domestica richieda energia elettrica a costo “zero” piuttosto che le fonti tradizionali;
– sarà fondamentale studiare l’uso di strumenti domotici per ottimizzare i propri consumi;
– da quando finiranno gli incentivi, sarà fondamentale espandere il mercato verso i sistemi di accumulo, anche al fine di evitare tutte le problematiche relative alla connessione alla rete.
In relazione alle problematiche sulla grid parity ecco i miei commenti alle ipotesi che fai:
l’energia prodotta da un impianto da 100 KWp pari in nord Italia a 100.000 Kwh/anno non potrà quasi mai essere utilizzata al 100%.
In condizioni di consumi costanti nell’arco della giornata l’autoconsumo è di circa il 66% cioè 2/3. Ecco che per mantenere un BEP di 8 anni l’impianto deve costare chiavi in mano 168.000*2/3 cioè 100.000. Se poi consideri che il capitale proprio costi il 3%, ecco che mantenere BEP di 8 anni significa che l’impianto deve costare 100000/1,22 cioè 826.000.
Caro Valter, avresti perfettamente ragione, c’è però un dato a monte che considero ai fini della valutazione dell’impatto economico: considero che l’impianto funzioni tramite il regime dello scambio sul posto, ad oggi unico sistema disponibile per chiunque voglia allacciare un impianto fotovoltaico e autoconsumarsi tutta l’energia elettrica, quali che siano le proprie condizioni di consumo.