Comfort Termico – Igrometrico e Qualità della Vita: l’Importanza di Valutare il Benessere Abitativo

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Il livello di qualità della vita si sta avviando verso standard sempre più elevati e pertanto richiede la definizione estremamente puntuale dei requisiti microclimatici atti a garantire, negli spazi in cui l’uomo vive e lavora, condizioni di comfort termico-igrometrico sia globale che locale, che si relazionano necessariamente con il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale.

Comfort-termico-igrometrico

Photo credit: questionmark

Il comfort termico viene definito in modi diversi, tutti riconducibili alla sensazione di benessere fisico e mentale che un individuo prova in un certo ambiente. Tale sensazione è legata a due tipi di variabili:

  • variabili soggettive, dipendenti dalle caratteristiche fisiche, biologiche ed emozionali degli individui
  • variabili oggettive, connesse al microclima dell’ambiente considerato.

Per la valutazione delle variabili soggettive si ricorre a metodi statistici, mentre le variabili ambientali oggettive possono essere simulate con modelli fisici e misurate sperimentalmente.

La sensazione di comfort dipende dalla capacità del corpo di mantenere l’equilibrio termico. La produzione di energia e le perdite di calore fanno sì che la temperatura corporea si mantenga intorno ai 37 °C.

La situazione di neutralità termica, cioè quella in cui un individuo non necessita, per mantenere l’equilibrio termico corporeo, nè di apporti, nè di dispersioni di calore, è una condizione necessaria, ma non sufficiente per ottenere il comfort termoigrometrico.

Il comfort dipende anche dalle condizioni soggettive di percezione e dalle relazioni di queste con il contesto.

Vediamo tutti i dettagli:

L’importanza del Comfort Termico

La valutazione del comfort termico all’interno di un edificio si rende particolarmente necessaria oggi, soprattutto nei paesi industrializzati, in cui si trascorre la maggior parte del tempo negli ambienti chiusi durante le ore di lavoro.

Importanza-Comfort-Termico

Photo credit: senoranderson

Il microclima interno di un edificio è di estrema importanza, quindi, non solo per il benessere e la qualità della vita degli occupanti, ma anche per il rendimento delle attività che si svolgono contribuendo a migliorare la qualità e la competitività sul lavoro.

Esiste inoltre un rapporto ottimale tra il raggiungimento del benessere ottimale e la minimizzazione dei consumi energetici in un edificio, che si realizza attraverso:

  • la regolazione dei sistemi di climatizzazione sulle variabili climatiche interne, anzichè su quelle esterne
  • il controllo delle temperature superficiali delle pareti (ad esempio, attraverso l’isolamento nei periodi freddi o l’inerzia termica nei periodi caldi), che consente di intervenire meno sulla temperatura dell’aria, per riscaldarla o raffreddarla, inducendo quindi un risparmio energetico
  • il dimensionamento e la scelta del sistema di climatizzazione in relazione ad una valutazione del livello di comfort termico richiesto nei diversi periodi di occupazione degli spazi.

Il raggiungimento del benessere termico dovrebbe avvenire basandosi su una gestione razionale dell’energia, al fine di ridurre la dipendenza dal combustibile fossile e il conseguente inquinamento dell’aria.

Sono oggi disponibili tecnologie di regolazione ambientale dei sistemi di climatizzazione molto sofisticate, ma non sufficienti a competere con in sistemi di climatizzazione passiva o naturale, non solo per quanto attiene i consumi energetici e l’impatto ambientale, ma anche in relazione alle capacità di adattarsi alle condizioni soggettive dell’utente.

Recenti studi hanno dimostrato, infatti, che l’uomo non ama la monotonia, tanto meno negli ambienti interni, ma ricerca costantemente il cambiamento. Un clima artificiale mantenuto costante finisce, quindi, con l’offrire meno “benessere”, poichè non permette all’utente di intervenire direttamente sui parametri di comfort per modificarli in funzione delle esigenze soggettive.

Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda le condizioni estive, ovvero la capacità di adattamento del soggetto al variare verso l’alto della temperatura, che appare legata a fattori di tipo antropologico, culturale e geografico, più che fisico.

Un approccio alla progettazione che preveda l’utilizzo prevalente di tecnologie di raffrescamento naturale o passivo è pertanto il più idoneo, entro certi limiti di variazione delle variabili climatiche, a conseguire condizioni di comfort reali.

Nel prossimo articolo parlerò degli indici di comfort termoigrometrico più comuni e come questi contribuiscono alla valutazione del benessere abitativo.

Approfondimenti

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